Quota 41, APE Sociale e Opzione Donna: come funziona il pensionamento agevolato per chi ha un’invalidità riconosciuta
Il sistema previdenziale italiano offre concrete opportunità di pensionamento anticipato per i lavoratori affetti da disabilità. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono sempre necessarie percentuali di invalidità elevatissime per accedere a queste agevolazioni. Anche un’invalidità civile del 74% può aprire le porte a un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, grazie a misure come la Quota 41 per i precoci, l’APE Sociale e Opzione Donna.
Le agevolazioni previdenziali per gli invalidi civili sono pensate per tutelare i soggetti con problematiche fisiche e psichiche accertate da una commissione medica. Vediamo nel dettaglio le principali opzioni disponibili:
Quota 41 per i lavoratori precoci: nessun limite d’età e flessibilità
La Quota 41 per i precoci rappresenta una strada interessante per gli invalidi, dal momento che non prevede un limite anagrafico. Possono accedere a questa misura coloro che, avendo una invalidità del 74%, hanno maturato 41 anni di contributi versati, di cui almeno 35 effettivi da lavoro dipendente o autonomo. Un requisito fondamentale è aver versato almeno un anno di contributi (anche in modo discontinuo) prima del compimento dei 19 anni di età. È importante sottolineare che i 35 anni di contributi effettivi non devono includere quelli figurativi derivanti da NASPI o malattia.
APE Sociale: un ponte verso la pensione con 30 anni di contributi
L’APE Sociale è una misura destinata a diverse categorie di lavoratori, inclusi gli invalidi civili. Per accedere è necessario che l’invalido civile col 74% di invalidità riconosciuta abbia compiuto almeno 63 anni e 5 mesi di età e aver versato 30 anni di contributi. L’indennità, pari a un massimo di 1.500 euro mensili, viene percepita fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia (attualmente 67 anni).
È fondamentale sapere che l’APE Sociale ha caratteristiche quasi assistenziali: non prevede assegni familiari, tredicesima, maggiorazioni sociali e non viene adeguata all’inflazione. Inoltre, non è reversibile ai superstiti. Per il 2025, la prestazione è soggetta al divieto di cumulo con i redditi da lavoro, con l’unica eccezione del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.
Opzione Donna: pensionamento anticipato per le lavoratrici invalide
Per le lavoratrici invalide, il Regime sperimentale anticipato, noto come Opzione Donna, offre un’ulteriore possibilità. Anche in questo caso, è richiesto un grado di invalidità civile del 74%. Le condizioni per accedervi prevedono il completamento di 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2024.
Alla stessa data, la lavoratrice deve aver raggiunto un’età minima che varia in base al numero di figli:
- 61 anni per le donne senza figli.
- 60 anni per le donne con un figlio.
- 59 anni per le donne con due o più figli.
Queste misure rappresentano un importante strumento di tutela per gli invalidi civili, consentendo loro un accesso anticipato alla pensione e un’uscita dal mondo del lavoro più agevole.